A Milano e Roma il corso per Tecnico Polivalente Superiore del Turismo
Con il suo immenso patrimonio di beni culturali – nel Bel Paese è concentrato il 40% delle opere presenti i tutto il mondo – non può che essere il turismo uno dei settori chiave della nostra economia. L’Italia non può non continuare a investire sulla risorsa turismo. Lo dice la logica.
La realtà, purtroppo, ha detto altro. E cioè che non sempre queste enormi potenzialità vengono sfruttate. Anzi, spesso si viene superati (o in alcuni casi addirittura surclassati) da Paesi “poveri” in termini di beni culturali, ma “ricchi” da un punto di vista organizzativo.
Turismo, verso un nuovo Rinascimento
Negli ultimi anni, fortunatamente, qualcuno comincia ad aprire gli occhi. Da un lato ci sono gli operatori del settore che cercano figure professionali competenti, aggiornate e preparate; dall’altro ci sono i giovani che vedono nell’industria del turismo una grande opportunità di lavoro. Con una consapevolezza: l’Italia è bella e ha molto da far vedere anche negli angoli più nascosti della Penisola.
E poi – vuoi mettere? – il contatto diretto con il pubblico e la possibilità di viaggiare e scoprire nuovi orizzonti culturali rappresentano altri buoni motivi per puntare su una formazione impostata su questo settore. Ma è davvero necessario avere una laurea per lavorare in questo settore?
Beh, di imparare non si finisce ma. In ogni caso una valida alternativa a un corso di laurea c’è: il corso per Tecnico polivalente superiore del turismo. Lo propone la UET, la Scuola Universitaria Europea per il Turismo il prossimo autunno. Oltre a fornire buone conoscenze di base e a rappresentare anche un buon trampolino di lancio verso gli studi accademici, questo percorso formativo è anche facile da seguire da un punto di vista logistico: verrà infatti organizzato sia a Milano sia a Roma.
A Milano si parte il 10 ottobre
Nel capoluogo di regione lombardo il corso prenderà il via il 10 ottobre 2016. Questo percorso di formazione dedicato al turismo ha una durata di due anni. Prevede anche degli stage: impegneranno gli allievi per un periodo complessivo che oscilla tra le 5 settimane e i 6 mesi.
Il corso è impostato in modo tale da abbracciare non solo la domanda diretta (quella, per intenderci, che coinvolge agenzie di viaggi, strutture alberghiere, tour operator, navi da crociera, ecc.), ma anche l’indotto, cioè quelle attività di beni e servizi legati al settore, come ad esempio quelle impegnate nella commercializzazione dei prodotti enogastronomici e via discorrendo.
Occorre dunque una preparazione a tutto campo per essere sempre pronti a cogliere le opportunità di un mercato comunque trasversale e sicuramente in costante evoluzione. Durante le lezioni teoriche ci si occuperà davvero di tutto.
Un programma completo e almeno tre stage per crescere
Lingue straniere a parte, si approfondiranno le conoscenze legate al marketing turistico o alle tecniche di vendita. Comunicazione e cura dei clienti, la gestione delle risorse umane e lo studio della legislazione che riguarda il settore turistico, si affiancano a materie quali la geografia turistica, la storia dell’arte, l’etnografia e il folclore.
Ma è altrettanto importante la fase del tirocinio: ne sono previsti almeno tre e possono essere effettuati anche all’estero. Da un lato gli stage permettono di applicare nella pratica le nozioni teoriche acquisite, dall’altro di avere un confronto diretto che le realtà operative del comparto turistico.
C’è inoltre un altro aspetto da non sottovalutare: grazie a una convenzione tra la UET e l’Università “La Sapienza” di Roma, coloro che dopo il corso TPST intendono proseguire gli studi, iscrivendosi al corso di laurea triennale in Scienze del Turismo, possono ottenere il riconoscimento dei crediti formativi.
Dal 17 ottobre appuntamento a Roma
Lo stesso discorso è naturalmente valido anche per il corso che la UET ha programmato nella sede di Roma. Tra l’altro è riconosciuto dalla Regione Lazio e permette di ottenere la qualifica professionale di Tecnico della promozione turistica. La sostanza comunque non cambia rispetto a quello di Milano, solo la data di partenza è diversa: le lezioni prenderanno il via il 17 ottobre 2016. Anche in questo caso la durata è biennale, mentre per quanto riguarda gli stage, ne sono previsti quattro.
Due fasi di tirocinio saranno effettuate nel periodo invernale: terranno impegnati i partecipanti per complessive sette settimane. Gli altri due appuntamenti con lo stage saranno fissati nel periodo estivo e avranno una durata totale di un paio di mesi.
Questa alternanza tra aule e attività turistiche, fra teoria e pratica, consentirà agli allievi di avere una visione più chiara del mondo che ruota intorno al travel e all’hospitality. Al tempo stesso si avrà anche la possibilità di prendere confidenza con le tecniche del ricevimento oppure con i sistemi informatici gestionali alberghieri come Opera, oppure quello delle biglietterie aeree, ossia il GDS Amadeus.
Naturalmente anche agli studenti della sede di Roma, nel caso vogliano proseguire con gli studi, la UET offre il vantaggio della convenzione con il corso di laurea triennale in Scienze del Turismo dell’Università “La Sapienza” di Roma. Che per l’appunto permette ai diplomati in TPST di chiedere il riconoscimento dei crediti formativi.
Gli sbocchi occupazionali
Al di là della scelta della sede, Milano oppure Roma, ciò che realmente conta è il tipo di formazione impartita nel biennio. Il livello di preparazione raggiunto, offre l’opportunità di trovare lavoro in vari comparti. Proprio cosi: gli sbocchi occupazionali sono numerosi.
Negli alberghi, ad esempio, ci si potrà occupare di front-office, amministrazione, sales & marketing, ecc. Buone le possibilità di impiego nelle agenzie di viaggio, presso i tour operator o nelle compagnie aeree. Si potrà inoltre lavorare negli uffici stampa o nelle agenzie che si occupano dell’organizzazione di eventi.
Senza escludere che le conoscenze e le esperienze maturate (stage) rappresentano una buona base di partenza sul fronte dell’autoimprenditorialità. Chi l’ha detto che il lavoro bisogna per forza cercarlo? Con qualche buona idea, tanta buona volontà e magari qualche finanziamento riservato all’imprenditoria giovanile, il posto di lavoro è anche possibile crearselo.